La Nostra Storia
Estratto dal volumetto “90 anni di scautismo all’antonianum” edito in occasione della festa del novantesimo del 6-7 aprile 2013.
90 ANNI DI SCAUTISMO ALL’ANTONIANUM
LA STORIA DEL PADOVA 7 ANNO PER ANNO
Come eravamo
La storia del nostro Gruppo è un susseguirsi di eventi e personalità che hanno caratterizzato la storia dello scautismo, sia all’Antonianum che nel Padovano, per comprendere la quale è necessario risalire nel tempo fino agli Anni Venti del secolo scorso.
Il 1923 segna la nascita del Movimento scout cattolico a Padova, grazie al patrocinio del gesuita Padre Ambrogio Magni, rettore dell’Antonianum, sollecitato dal prof. Giovanni Ponti, commissario regionale dell’ASCI (Associazione scoutistica cattolica italiana), che l’ 8 marzo di quell’anno illustrava, proprio nella sala accademica dell’allora Pensionato Universitario, ad un folto uditorio di giovani e personalità del mondo cattolico padovano, il programma educativo e quello organizzativo dell’ASCI per tutto il territorio provinciale.
Poteva così dirsi cominciata la vera “avventura” dello scautismo a Padova. Ed è motivo d’orgoglio ricordare che il primo “raduno” pubblico degli Esploratori cattolici avvenne proprio al Campo Tre Pini nell’Aprile 1923, in occasione della festa di San Giorgio, al quale parteciparono circa duecento Esploratori, mentre la presentazione ufficiale alla cittadinanza ebbe luogo – dopo la celebrazione liturgica nella Basilica del Santo – ancora al Campo Tre Pini il successivo 13 Giugno, alla presenza di Sir Francis Fletcher-Vane, fondatore dello scautismo in Italia.
Gli anni del Riparto PADOVA PRIMO ”Ambrogio Magni” nella Prima ASCI.
I meriti del vicentino Dino Godi (studente interno del Pensionato Universitario), che assumeva l’incarico di Commissario provinciale, e di Antonio Saggin, il primo Istruttore del Riparto, non vanno sottaciuti, anzi. Per non dire di Padre Frosio, primo Assistente ecclesiastico.
Al tempo, ci chiamavamo PADOVA 1°, col nome del fondatore, contraddistinto dalla Fiamma e dal Fazzolettone di colore azzurro. La primissima uscita del Riparto, composto da una decina di Esploratori, avviene il 7 aprile 1923 a Rocca Pendice (Teolo) , ed il primo campo estivo viene vissuto a livello regionale agli Alberoni di Venezia nel luglio successivo. Gli Esploratori del “Magni” parteciperanno altresì al campo estivo regionale tenutosi ai piedi dell’Adamello nel 1924.
Queste le scarne notizie tramandataci dalla stampa dell’epoca. Nel 1925 il nostro Riparto sospende le sue attività. La numerazione “PD1” passerà al Riparto della Parrocchia Immacolata, già Padova 11.
La rivista dell’Antonianum tornerà a parlare di scout quando, nel Dicembre 1930, P.Rosi s.j. ricorderà con un commovente necrologio Antonio Saggin, il primo Istruttore del nostro Riparto, deceduto a soli 29 anni.
Immagine storica del reparto A. Magni
Anni difficili si prospettano per lo scautismo in Italia, segnati dapprima dalle leggi fasciste di soppressione (Decreti 1927/1928) e successivamente dal secondo conflitto mondiale. Annoteremo, però, che nel 1943, nello spiraglio 25 luglio-8 settembre, avveniva anche al “Pensionato” uno speciale incontro volto a favorire la rinascita del Movimento scout. Ma i tempi non erano ancora maturi.
1945 – La Rinascita dello Scautismo nel Padovano Gli Anni del PADOVA SETTIMO “Beppino Smania”, nella Seconda ASCI
Il 6 maggio 1945 segna la ripresa dello scautismo nella Scuola di Religione. Ricompare l’antica Fiamma d’azzurro, gelosamente conservata dai Padri Gesuiti. Nella nuova numerazione, definita dal Commissariato provinciale della rinata ASCI, il nostro Riparto sarà contraddistinto col numero SETTE, la Fiamma sarà Azzurra bordata di rosso (dopo qualche anno sarà invece Scozzese).
Il Riparto assumerà il titolo di “Beppino Smania”, in ricordo dello studente liceale del Tito Livio, martire della Resistenza, ucciso dai nazisti proprio nel giorno della Liberazione. Una lapide collocata sotto il “volto” a Busa di Vigonza ricorda il luogo dell’eccidio. E’ il 28 Aprile 1945. Beppino aveva 17 anni. Era stato il portavoce della capitolazione tedesca e l’ordine di insurrezione ai Volontari della Libertà.
Beppino Smania
Studente Liceale, Martire della Liberazione
9.I.1928 – 28.IV.1945
LA TRAVAGLIATA VICENDA DI BEPPINO SMANIA
Fino da fanciullo aveva frequentato l’Antonianum come allievo della Scuola di Religione ed è dal Pensionato che egli era partito per la sua impresa finale. Ecco la versione dei fatti secondo l’atto notarile steso dal notaio dott. Rodolfo Lazzoncini il 13 settembre 1945 e poi controfirmato da numerosi testimoni.
«Erano le 8 del 28 aprile 1945, nel Pensionato il dott. Lorenzo Lidoli, che comandava la «piazza» di Padova (il centro che serviva come base a un corpo di operazioni) disse agli studenti patrioti presenti che a tutti i costi e con qualsiasi mezzo un ordine doveva essere recapitato a Treviso. Si presentarono due volontari: Beppino Smania, diciassettenne, studente liceale, e Giovanni Vicentini, studente universitario. I due, con una moto carrozzina, presa ai tedeschi, partirono fieri ed entusiasti di poter assolvere un compito così importante.
Beppino Smania, che guidava, alle 9 tornò a casa per cambiarsi il vestito. Messi al corrente della sua missione i genitori, che avevano capito il rischio, disse: «Ho dato la mia parola d’onore che eseguirò l’incarico e devo mantenerla». L’ordine di risposta fu puntualmente consegnato al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Treviso. Verso le 16.30 una pattuglia di tedeschi li fermò tra Caselle e Mellaredo. Alle 17.30 la moto carrozzina fu vista transitare da Vigonza a Peraga. Guidava il più giovane, biondo: Beppino Smania; nel carrozzino c’era il bruno Vicentini con le mani legate e nel seggiolino posteriore c’era un tedesco con un’arma puntata verso i due. Poco dopo la moto entrò nel cortile di una casa a Peraga, dove risiedeva un comando tedesco. Dalle testimonianze si presume che mentre li stavano interrogando, ci sia stata una vivace discussione e l’ufficiale che li interrogava lanciò il portafogli del Vicentini dalla finestra.
I due vennero quindi fatti scendere al piano terreno, in attesa del comandante allora assente. Sempre a detta di testimoni oculari, un tedesco diceva: «Quei ragazzi non vedranno la luce di domani… essere partigiani!». Probabilmente erano stati trovati in possesso di armi e del bracciale tricolore che era il simbolo del patriottismo italiano.
Smania e Vicentini si mostravano calmissimi e quasi sorridenti, si scambiavano qualche parola. I tedeschi li trattarono con un certo riguardo concedendo loro di fumare. Poi, rientrato il comandante, furono nuovamente interrogati. L’interprete andò a riprendere il portafogli e lo frugò: fra i documenti fu trovato un foglietto, una lettera diretta al Signor Carminato, che conteneva, oltre la ricevuta del plico da parte del CLN di Treviso, anche notizie di carattere militare. L’interprete la tradusse ai presenti. Vi fu uno scambio di parole tra i tedeschi, poi uno disse: «Sono bravi ragazzi, niente uccidere, sono fascisti nostri amici». Probabilmente i tedeschi, preoccupati di un’eventuale reazione nei loro confronti dei patrioti locali nel caso i due fossero stati uccisi, decisero che l’esecuzione dei giovani avvenisse in un luogo meno abitato. Verso le 18.30 furono visti partire Smania e Vicentini verso Padova con la loro moto carrozzina. Dietro li seguivano due tedeschi: il loro piano era di trucidare i due patrioti nel tratto di strada che da Vigonza conduce al tunnel di Ponte di Brenta, località deserta. Alle 19 il comandante del CVL (Corpo Volontari della Libertà), il Signor Simonato di Vigonza, vide transitare la moto con i due verso Padova.
Da questo momento si perdono le tracce. Il giorno seguente i loro corpi furono trovati nei pressi del tunnel. Dall’esame peritale sul luogo e sui corpi delle vittime si è potuto ricostruire il fatto: «Mentre la moto correva a moderata velocità, fu sparato da breve distanza al guidatore, Smania, che fu colpito con due proiettili di fucile mitragliatore alla testa. Un proiettile penetrava nella zona parietale sinistra, subito sotto la tempia, e l’altro fra la mandibola e l’orecchio. Vicentini, che era seduto nel carrozzino, probabilmente illeso o leggermente ferito, potè scappare; ma mentre correva sulla scarpata verso l’alto del terrapieno dove si trovano i binari della ferrovia Padova-Venezia, veniva colpito da una scarica di fucile. Grondante di sangue, le tracce erano evidenti sulla scarpata, veniva trasportato in piano dai tedeschi, che lo freddarono a bruciapelo con una scarica di mitra che gli fece scoppiare il cranio. Anche il corpo di Beppino Smania venne trascinato vicino a quello di Vicentini ed un’altra scarica completò lo scempio dei loro cadaveri».
La tragica morte di Beppino Smania, avvenuta quando ormai Padova era liberata, commosse tutti coloro che lo conoscevano. Autorità religiose e politiche e la stampa parteciparono al dolore della famiglia e di tutti gli amici di Beppino; fra le tante onoranze e rievocazioni che gli vennero rivolte, il Pensionato Universitario diede il nome di Beppino Smania al suo reparto di esploratori e gli dedicò il «Nuovo canzoniere dell’esploratore».
***
Il merito della rinascita si deve al patrocinio di Padre Messori che incoraggia Gianfranco Dal Santo ad assumere il ruolo di primo Capo Riparto, coadiuvato da P. Laner, quale Assistente ecclesiastico. Siamo ai primi di maggio del 1945 ma già il 19 marzo dell’anno successivo “rispuntano le nuove divise” per la inaugurazione ufficiale del Riparto, con l’omaggio alla tomba di Beppino, a Fiesso d’Artico, nella Riviera del Brenta.
Il Reparto il 19 marzo 1946 in partenza per Fiesso d’Artico.
Il Riparto annovera tre squadriglie di Esploratori e altrettante pattuglie di rovers; i lupetti sono solo tre (i veleni…). Ha successo il primo campo estivo in località Acquabona, nei pressi di Cortina. Vi partecipano Esploratori e Rover. La direzione è composta da Gianfranco Dal Santo e Padre Fossati. Nel 1947 ha luogo a Moisson, in Francia, il Jamboree della Pace. Il Settimo è presente con Camillo Bianchi.
Nel 1948 si aggiunge una nuova unità: il “Branco del Lago”, guidato da Alberto dal Porto e da P. Fossati con l’aiuto di F. Fiocchi. Il Clan assume il nome “delle stelle” ed effettua il suo primo campo mobile diretto da Giorgio Baroni. Essendo tre unità funzionanti (Lupetti, Esploratori e Rover) può finalmente dirsi costituito il gruppo Padova 7!!!
Il reparto attraversa un periodo di crisi nel 1949-50 tanto che i due campi estivi non vengono fatti. La direzione passa nelle mani di Chinaglia mentre Dal Porto diventa capo gruppo pur restando Akela.
Il 1951 è l’anno del boom del Riparto che riprende a funzionare a meraviglia sotto la guida di Lino Chinaglia. Il campo estivo, diretto dal capo Gruppo Dal Porto e composto da numerosi Aiuti con l’assistenza di Padre Fossati, ritorna ad Acquabona. Le squadriglie sono tre:Lupo, Aquila, Scoiattolo. Sono ben quattro gli scout del Settimo che partecipano al Jamboree in Austria.
Nel 1953 il gruppo comprende 55 scout, di cui 15 lupetti, 25 esploratori e 15 rover. Frattanto Dal Porto lascia l’incarico di capo gruppo a Luciano Ortolani per dedicarsi completamente al suo nuovo incarico di responsabilità (commissario di zona), mentre il Riparto viene affidato a Giorgio Rostagni e il Branco a Gianfranco Schininà, che guiderà le prime Vacanze di Branco a Villa Vergani.
– Con il PD III
Gli anni che seguono sono anni di intensa attività. Nel 1957 il nostro Gruppo, per aderire alla impostazione nazionale dei “Gruppi forti” si unisce con il Padova IV per costituire il Gruppo Padova III, con la Fiamma di color Giallo. Figura capo Gruppo Carlo Valerio, Capo Clan Giorgio Rostagni, capo Riparto Emilio Ramous e Capo Branco Antonio Mastellaro. Cambiano anche gli assistenti ecclesiasitici di gruppo e di unità: dopo P. Laner si susseguono P. Fossati, P. Merlin, P. Pretto,P. Pretto, P.Garbagnati, P. Saggin, P. Ceroni e P. Ballis.
Il Branco ha sempre continuato le sue attività alimentando così il Riparto che va estendendosi tra il 1962 e 1963. Annoteremo la serie dei suoi Capi: Emilio Ramous, Mario Baroni, Paolo Marcato, Francesco Moschetti e Carlo Tremolada.
– Ritorno al PD VII
Nel 1964 gli scout dell’Antonianum ormai numerosi riprendono l’autonomia di Gruppo ed il nome Padova VII, conserveranno la Fiamma di color Giallo. Dal censimento dell’anno successivo risultano ben 46 esploratori e 7 capi. Capo Clan è Giorgio Rostagni, coadiuvato da Piero Giro, G.Battista Rossi e dall’assistenza spirituale di P.Ballis. Il Riparto è guidato da Carlo Tremolada assieme ad Andrea Dalla Porta, Dino Sambo, Silvio Travaglia e Marco Trabucchi, mentre Assistente ecclesiastico è P. Pretto. Capo Branco (Akela) è Sergio Dalla Costa aiutato da Amedeo Bonini, Giuseppe Mosconi e Carlo Zelco. Baloo è P.Buffa.
Nel 1965 il gruppo festeggia i suoi vent’anni dagli Smania a Fiesso d’Artico visitando la tomba di Beppino. Viene celebrata una S. Messa per il ventesimo dalla fondazione del gruppo e soprattuto per ricordare il sacrficio di Beppino. L’anno successivo l’avvenimento più importante è indubbiamente il campo mobile: la meta è, per la prima volta, all’estero e precisamente in Austria, a nord di Innsbruck. Il campo del reparto si svolge a Pecol in Val di Zoldo mentre il branco passa le VdB a Lonigo sotto la direzione di Sergio Dalla Costa.
Nel dicembre 1966, per ricordare concretamente la cara figura del nostro compagno di marcia Roberto Garcea, scomparso in un tragico incidente durante una sua vacanza in montagna, viene inaugurata la nuova sede (il Cottage) del reparto Beppino Smania, sorta per l’amoroso e attivo interessamento della famiglia Garcea, di P. Pretto e di tanti altri amici di Roberto.
Il cottage scout Roberto Garcea
Inaugurazione del cottage alla presenza del ministro Gui e benedizione (foto dall’Antonianum)
Particolare importanza assume l’arrivo all’Antonianum dell’ex esploratore Padre Luigi Saggin: la sua personale esperienza di vita scout favorisce una collaborazione ed un’assitenza ecclesiasitica ad hoc. Capo reparto diviene Dino Sambo che sostiuisce Carlo Tremolada, chiamato a condurre il Clan. Per la seconda volta il campo mobile viene fatto all’estero – un periodo di servizio presso una comunità protestante di taizè vicino a Cluny e uno di marcia in Provenza – ma è la prima volta che non è del tutto mobile.
Nel 1968 P. Ballis viene sostituito da P. Ceroni. L’impossibilità di continuare con un solo Branco comporta la fondazione di uno nuovo che prende il nome di “Branco di Seeonee”: Akela è Andrea Mosconi. Per la prima volta alle VdB vi è un’esperienza di direzione mista, ovviamente riuscita per la naturalezza con cui tutto si è svolto.
Il 12 aprile 1970 viene a mancare in un incidente stradale Maurizio Farnea, aiuto al Branco del Lago. In suo ricordo i suoi amici fondarono un’associazione che acquistò un appezzamento di terreno sulle pendici del Monte Venda in Comune di Vò, terreno che successivamente venne ceduto al Comune in cambio della concessione dell’attuale terreno dove è situata la nostra base.
Nel 1970 il Branco del Lago è composto da quattro sestiglie di sette lupi ciascuna, guidato da Riccardo Haymar con l’assistenza spirituale di P. Enrico Cattaeno. Il Branco di Seeonee conta egualmente 28 lupetti. Notevole è l’incremento numerico, se si pensa che agli inizi (nel 1968) i bambini erano 18. Akela è Andrea Mosconi e Baloo P. Claudio Savoldo. Il reparto “Beppino Smania” conta 27 esploratori sotto la guida di Marco Tremolada, mentre il reparto “Roberto Garcea”, fondato per far fronte all’aumento di esploratori, conta 26 ragazzi agli ordini di Luciano Zanoni. Per entrambi l’assistente spirituale è P. Saggin. Il Clan delle Stelle, guidato da Federico Tremolada con l’assistenza spirituale di P. Ceroni conta ben 22 rovers. Il capo gruppo è Andrea Dalla Porta.
1973 – 1980: la sospensione delle attività all’Antonianum
Nel 1973 il Gruppo ASCI Padova VII, dopo oltre 25 anni di presenza ininterrotta del Gruppo all’Antonianum, viene sospeso per divergenze con la direzione del Centro Giovanile. Con lettera inviata il 14 settembre ai capi e alle famiglie di tutti i circa 120 ragazzi, l’allora direttore della Scuola di Religione, Padre Luigi Pretto, comunicava la fine della collaborazione:
«Dopo un esame approfondito delle nostre reali possibilità di servizio nei riguardi di tutti, ed essendo venute meno (nonostante le reciproche buone volontà) quelle che noi pensiamo indispensabili condizioni che assolvono le nostre responsabilità nei confronti delle famiglie dei giovani e dei ragazzi medesimi, ci sentiamo obbligati a sospendere a tempo indeterminato l’attività del PD VII, nell’ambito della Scuola di Religione.»
In verità non si può nascondere che esisteva un contrasto di carattere politico, poiché molti all’interno del Gruppo scout – sia nella Comunità Capi che nella branca R/S – condividevano posizioni che si ponevano alla sinistra dello schieramento politico ed erano molto critici nei confronti dell’ambiente dell’Antonianum, il quale da parte sua non accettava l’influenza di tale linea di pensiero, a volte estremizzata, e assunse posizioni trancianti: «extra omnes!».
I due capi branco di allora, Paolo Bellavitis (Akela del Branco di Seeonee) e Riccardo Haymar (Akela del Branco del Lago), cercarono subito un’alternativa per continuare le attività con i ragazzi. Il Branco di Seeonee si trasferì dapprima a San Giuseppe, poi per qualche tempo andò ospite al Teresianum, ma di certo il clima non era lo stesso di prima. Il Clan e la comunità Capi si trasferirono in via Belzoni continuando a trovarsi per circa un anno sotto la guida di Federico Tremolada.
Il nostro risorgimento: il Padova 7 in AGESCI
Il 4 ottobre 1981 ricomincia l’attività del Reparto maschile – che conta tre squadriglie: Lupi, Tigri e Puma – con l’apertura dell’anno all’Antonianum grazie all’opera di alcuni appassionati volenterosi che iniziarono a riunirsi in via ufficiosa per tutto l’anno 1980-1981, subito dopo la nomina a Direttore del Centro Giovanile di Padre Mario Merlin. Nella primavera del 1981, infatti, vi era già stato un incontro a Villa Papafava con un gruppo di ragazzi dell’Antonianum per lanciare l’idea di riaprire il Gruppo scout, a cui segue un primo accantonamento alla Baita Bellavista, sulle pendici del Col Rodella, sopra la Val di Fassa, con ben sei ragazzi – i futuri capi e vice capi squadriglia – guidati da quattro volenterosi capi e dallo stesso Padre Merlin. Siamo, di fatto, alla seconda rinascita del Gruppo, dopo quella del 1945.
La ripresa è resa possibile per volere di Padre Merlin e l’abnegazione di Padre Garbagnati, Francesco Moschetti, Maria Pia Zotti, Gabriele Ruffatti, Alberto Bonini, Alberto Sattanino, Gianfranco Mazzonetto, Tonino Galeazzo, Stefano Zago e dei fratelli Laveder.
Nell’ottobre 1982 l’attività del Reparto ricomincia con la nuova quarta squadriglia, la sq. Aquile, che va ad aggiungersi a Lupi, Tigri e Puma. Nel febbraio dell’anno successivo, poi, si verifica una avvenimento molto importante nella vita del Gruppo: nasce il Reparto femminile «Forza Sette», formato dalle squadriglie Falchi, Pantere e Volpi! Ciò ovviamente è stato possibile grazie all’adesione, all’atto della riapertura del Gruppo, alla neonata AGESCI, la quale come detto ha ricondotto le preesistenti ASCI e AGI in un’unica associazione.
Il 5-6 ottobre 1983 iniziano le attività per il nuovo anno con l’uscita dei passaggi a Villa Papafava. Con il passaggio dei ragazzi dell’ultimo anno di Reparto, nasce il Noviziato. Capo Reparto maschile è Gianfranco Mazzonetto e capo Reparto femminile è Alberto Filippino.
Con l’uscita dei passaggi a Passo Fiorine del 29-30 settembre 1984 il Noviziato passa in Clan, il quale, di fatto, così rinasce. Capi Gruppo sono Monica Coppo e Gabriele Ruffatti; capo Reparto maschile è Gianfranco Mazzonetto, e capo Reparto femminile Anna Laveder; capi Clan sono Alberto Bonini e Patrizia Pinato. Il primo giugno all’Antonianum viene allestito un fuoco di bivacco per celebrare il 40° anniversario della prima rifondazione del Gruppo; la festa continua il giorno successivo con costruzioni, una mostra fotografica ed un numero speciale del giornalino del Gruppo.
Le attività del nuovo anno 1985-86 iniziano con i passaggi a Villa Smania a Fiesso d’Artico ricordando nel 40° anniversario il sacrificio di Beppino. Viene riaperto il Branco, affidato a Sergio Damiani, e il Gruppo può dirsi nuovamente al completo!
Nel 1986-87 capi Gruppo sono Marco Laveder e Gabriele Ruffatti, capo Branco è Sergio Damiani, capo Reparto Antonio Galeazzo. Nella branca R/S Alberto Filippino è maestro dei novizi, e Capi Clan sono Anna Laveder e ancora Sergio Damiani.
Il 28 settebre 1991, con una piccola cerimonia, a fianco del Cottage viene piantato e benedetto un cedro per ricordare i dieci anni dalla riapertura del Gruppo.
Nel 1993 l’unico cambiamento tra i capi unità lo si trova nel Reparto maschile, dove il nuovo capo è Giampietro Rupolo, mentre come capo Gruppo torna Pia Zotti.. L’evento più eccezionale è il campo estivo di Reparto, che si svolge al Centro Scout Internazionale di Kandersteg, in Svizzera, nella prima base voluta da Baden Powell in persona per farne un luogo di accoglienza per campi fissi.
L’evento più importante dell’anno 1998 è sicuramente il primo campo di Gruppo della nostra storia. Mai prima tutti i ragazzi, dal lupetto al rover, hanno condiviso un’esperienza forte come il campo estivo. L’idea nasce dalla necessità di rinsaldare i legami tra le diverse branche, abituate per loro natura seguire ciascuna la propria strada, nonchè di far conoscere ai più piccoli qual è il cammino scout che li avrebbe aspettati. Prima, infatti, ciascuna branca svolgeva attività per conto suo: il lupetto veniva «catapultato alla cieca» in Reparto, senza che egli avesse una minima idea di che cosa lo avrebbe aspettato. Lo stesso si può dire del capo squadriglia rispetto al Clan. Ecco, allora, che il campo di Gruppo si presentò alla comunità capi come perfetto strumento per unire il Gruppo, a coronamento di un minuzioso lavoro di integrazione iniziato verso la fine degli anni ‘80, quando i due Reparti hanno cominciato a condividere le attività e le uscite durante l’anno. Questa integrazione, oggi lo possiamo dire, riuscì pienamente grazie all’esperienza e all’accortezza della Comunità Capi. Rimarrà nella memoria, oltre al clima di festa e serenità di quei giorni, il grande gioco notturno di gruppo, con pattugliette di due persone composte da un lupetto e un «grande», ed il maestoso alzabandiera a tre piani ai piedi del quale ogni mattina tutti si ritrovavano per cominciare insieme la giornata. La grande base scout di Cesclans (Udine) era invasa da fazzolettoni gialli (e anche da zecche): i lupetti, nelle vesti di folletti, erano sistemati nelle casette a schiera, mentre Reparto e Clan, con le loro tende e le loro costruzioni, occupavano i campi e i boschi cirostanti. Il Noviziato, poi, aveva anticipato i tempi con tre giorni di mini route sopra Tolmezzo.
Alzabandiera al campo di gruppo di Cesclans del 1997
Un altro avvenimento importante è la partecipazione della Comunità Capi alla route nazionale «Strade e pensieri per domani» a Piani di Verteglia, Montella, in provincia di Avellino, che ha visto la partecipazione di migliaia di capi da tutta Italia. Quattro giorni di cammino insieme ad altre due comunità capi per poi convergere tutti insieme al campo centrale, allestito dall’Agesci, che si è così trasformato in un grande prato azzurro.
Gli anni 2000
Grandi sconvolgimenti caratterizzano la prima metà degli anni 2000 per quanto riguarda l’insediamento del gruppo all’interno del Centro Giovanile: sono gli ultimi anni in cui ci è permesso godere del cottage il quale verrà interdetto a partire dal 2002 assieme a tutta l’area del Centro che va dalla montagnola al palazzetto del basket e alle piscine a seguito della cessione del terreno all’Università di Padova. Di conseguenza vediamo notevolmente ridotto il nostro spazio per le attività, e gli angoli di squadriglia vengono trasferiti per qualche anno nell’attuale casa del portinaio per poi essere sistemati al piano terra di via Briosco. L’angolo di clan viene invece allestito nella vecchia sala del ping pong, sopra la tavernetta, che viene divisa in due. Anch’esso verrà trasferito al piano terra di via Briosco assieme alla tana quando l’intero piano sopraelevato verrà adibito ad abitazione dei Padri Gesuiti nel 2009.
Foto aerea del complesso del Centro Giovanile e del Collegio Antonianum come si presentavano prima della cessione.
I primi anni del nuovo millennio vedono il reparto maschile guidato da Alberto Vomiero, al quale succedono Peter Melega e Riccardo Da Re, e il femminile da Peter Melega, Stefano Dalla Porta, Alessandra Ruggero e Sara Busato. Una lieve flessione si registra nei due reparti a partire dal 2004, costretti a chiudere una squadriglia ciascuno. L’abbondanza di lupetti non è sufficiente per riempire le squadriglie che vedono progressivamente perdere pezzi. Il clan invece gode di buona salute, così come la comunità capi. Particolarmente significativa è l’esperienza di servizio del clan in Bosnia nell’estate 2004
Il 2006 è caratterizzato dalla partecipazione del Clan della Luna, guidato da Roberto Rossi e Martina Angi all’evento internazionale Roverway a Loppiano (FI), che raduna migliaia di rover e scolte da tutta europa (e non solo), mentre l’anno successivo si festeggiano insieme alle altre associazioni venete i 100 anni dalla nascita dello scautismo. Il nostro reparto ha partecipato il 25 marzo sotto la pioggia alla corsa delle bighe costruite da loro in Prato della Valle. P. Massimo Tozzo succede a P. Mario Picech come AE del gruppo.
Nel frattempo a gennaio 2007 viene portato a Padova uno dei primi “clan universitari” d’Italia per studenti fuori sede grazie all’impulso di Davide Pettenella e Alessandra Ruggero (oggi i clan universitari sono, oltre che a Padova, a Parma, Roma, Bologna e Milano). Viene fondato al Centro Giovanile il Clan Samarcanda guidato da Davide Pettenella, Alessandra Ruggero e Enrico Bedin, ai quali succedono prima Riccardo Da Re e poi Tommaso Pittarello. Pur non essendo una branca del nostro gruppo, grande impulso e sviluppo è stato dato dai nostri capi che ne hanno preso a cuore il progetto.
Nel 2008 a 11 anni dall’ultimo campo di gruppo tutto il gruppo si ritrova alla base scout “Il rostiolo” di Sassello (SV), ambientato nelle praterie degli indiani d’America. Capi gruppo sono Peter Melega e Daniele Penna. Capo Clan è Crisitano Bergo, capi reparto Riccardo Da Re e Marta Bordin. Akela è nuovamente Alberto Vomiero e Bagheera Alice Pettenella. L’anno seguente vede un “triumvirato” alla guida del gruppo: Daniele Penna, Francesco Carraro e Alessandra Ruggero.
Distintivo commemorativo del campo di gruppo
Il 24 gennaio 2009 ci lascia un caro amico, membro della grande famiglia degli scout del Padova 7: Andrea, figlio di Manuela Rubinato, che tanti Rover e Scolte avevano visto crescere nella loro esperienza di servizio. Dal 2009 capi gruppo sono Francesco Cararro e la storica Pia Zotti, tornata a dare man forte al gruppo, e torna dopo una pausa anche Bruno Bonomini in qualità di capo clan. Antonio Comelli lascia la guida del reparto dopo due anni di servizio, sostituito da Riccardo Da Re, mentre già dal 2008 Giulia Da Re prende le redini del femminile da Marta Bordin. Dal 2010 viene riaperta la squadriglia delle volpi.
Dal 2011-2012 capo reparto diviene Giovanni Zaccaria, mentre torna come capo fuoco Diana Nalin a sostiuire Enrico Bedin nel turn over familiare. A maggio del 2012 ci lascia il caro Baloo, aka Padre Antonio Garbagnati, che per molti anni, fino al 2006, ha prestato servizio come assistente ecclesiastico del nostro gruppo. Agli straripanti 38 lupetti del Branco di Seeonee, guidati da Giuliana Frasson e Tommaso Gambato, i reparti rispondono con 17 esploratori e con ben 26 guide censite. Il clan, di prevalenza femminile, conta 9 tra rover e scolte, mentre la comunità capi, compresi gli scolastici in ausilio nelle varie branche conta 23 elementi. In totale, siamo 113 censiti!!!
Fonte: 90 anni si scautismo all’antonianum: la storia del Padova 7 anno per anno